“Se sono pericolose le sentenze di Bologna e Genova? Non voglio entrare nel merito della polemica politica, ma si sta consolidando, proprio in queste settimane, una giurisprudenza che alimenta un clima pesante rispetto al ruolo delle donne, anche nei processi. Certe espressioni lessicali utilizzate nelle aule di tribunale fanno pensare al rischio che ritorni un rigurgito conservatore in questo Paese”. Così a Il Velino Flora Beneduce, consigliera regionale di Forza Italia nonché componente della Commissione Sanità della Campania. “Potremmo definirle attenuanti sessiste? Occorre piuttosto un intervento da parte del legislatore nazionale per mettere un po’ di ordine in questa specifica materia processuale, perché i femminicidi sono in aumento, anche se l’Istat ci dice che i dati sulla violenza di genere diminuiscono”. “Diminuiscono – ha evidenziato la forzista – perché cresce il sommerso. Oramai le donne non denunciano neanche più. E non lo fanno perché manca una rete di assistenza legale e finanziaria alla donna che è vittima di violenze. Una donna che, quasi sempre, è anche madre e che teme di perdere la fonte di sostentamento economico per sé e per i propri figli. Ci sono poi battaglie che vanno oltre l’Italia, che riguardano la civiltà. Penso all’avvocato attivista iraniano Nasrin Sotoudeh, condannata a 38 anni di carcere e 148 frustate per essersi battuta contro il velo obbligatorio. Ecco, queste sono battaglie che non conoscono confini, che vanno combattute ogni giorno, con dignità e tenacia”. La Beneduce si batte da sempre per la difesa e la tutela delle donne, anche grazie a una legge che finanzia le donne vittime di violenze, ma c’è ancora da fare. “Con questa legge abbiamo recuperato un gap, un divario, rispetto alle altre Regioni d’Italia che già si erano dotate di strumenti normativi di questo tipo. Da fare c’è tantissimo. Non soltanto dal punto di vista legislativo, anche sotto il profilo gestionale, del governo, dei processi. Questa è una regione che nella passata consiliatura ha visto tantissime iniziative nascere e crescere a favore delle donne ma che ora bisognerebbe rilanciare con forza. Penso ai Centri antiviolenza, alle politiche di genere, a quelle family friendly di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, inaugurate dalla Giunta presieduta da Stefano Caldoro e che ora occorrerebbe rafforzare. Meno annunci e più fatti. Questo serve davvero alle donne”.
Per quanto riguarda la sanità, in Campania sono tante le criticità da superare: “C’è un disagio nell’accesso alle cure, inutile negarlo. Alcuni cittadini – ha spiegato – rinunciano a prendersi cura della propria salute perché non sono in condizione di anticipare le spese che lo Stato poi dovrebbe rimborsare o che vi rinunciano perché lo Stato ha smesso di assisterli. La Regione Campania è in regime commissariale e questo fiacca l’azione politica sui territori. Non ci consente di portare all’interno dell’organo costituzionalmente deputato ad affrontare la programmazione sanitaria, ovvero il Consiglio regionale, le istanze, le preoccupazioni, i disservizi e le disparità segnalate dai cittadini. Questo è un grande e grave vulnus. Per la Campania e per il Sud. Detto questo, ho letto recentemente statistiche che indicano la Lombardia non essere da meno in fatto di liste d’attesa. Quindi, anche i ricchi piangono. Sono le disfunzioni di un Sistema sanitario nazionale che tante cose buone ha introdotto nel ventre del Paese ma che ora andrebbe rivisto anche alla luce dei comportamenti virtuosi e meno virtuosi. Se si riduce tutto alla spesa storica, la Campania sarà sempre ultima. Se, invece, si considererà in futuro anche lo sforzo per rimettersi al passo, allora tante cose potranno cambiare e in meglio”.
Ci sono poi territori che avrebbero bisogno di maggiori attenzioni e risorse: “Qui la questione è duplice. C’è un litorale abbandonato, quello domizio-flegreo, al centro anche di un grande progetto europeo di cui non se ne saputo più nulla. E poi c’è una parte già rigogliosa che potrebbe dare di più e rappresentare una leva, turistica ed economica, per l’intera regione, per il Sud e per il Paese: mi riferisco alla costiera sorrentina e a quella amalfitana. Gli sforzi vanno concentrati su queste due direttrici. Accanto a questi due grandi temi, c’è poi quello delle aree depresse. Penso a Napoli nord. Anche qui, però, si potrebbe pensare a ricomprendere questo territorio nel progetto di rilancio del litorale domizio-flegreo. Ciò che manca davvero oggi è una visione strategica della Campania. Si pensa alle piccole questioni, alla gestione, e non si fa programmazione. E questo è un errore”.
Il numero uno della Banca d’Italia Visco dice ‘trattenete i laureati sui territori’: “Mi sta chiedendo se c’è un modo per dare un futuro dignitoso ai nostri giovani? Se le politiche per il Sud si riducono al reddito di cittadinanza la conseguenza non può che essere questa. Non che il reddito di cittadinanza sia il male assoluto – ha sottolineato – ma da solo non basta. In nessuno dei Paesi europei dove è stato adottato rappresenta una misura cruciale, di svolta, che addirittura aumenta i consumi. Si tratta di uno strumento di welfare riparativo, improduttivo, peraltro anche un po’ anacronistico, che se non coniugato con l’altra leva, quella degli investimenti e della defiscalizzazione, non aiuta. Ai nostri giovani dobbiamo dare speranza – ha concluso la Beneduce – far capire loro che è possibile invertire una tendenza. Servono misure specifiche, mirate, al Sud e per il Sud. Diversamente, non dobbiamo stupirci che lascino il nostro territorio per andare altrove”.