“In questa audizione l’Istat intende offrire un contributo conoscitivo utile per i lavori della Commissione in merito ai disegni di legge n. 310 (Laus e altri) e 658 (Catalfo e altri). L’introduzione di un salario minimo garantito per legge punta ad offrire una tutela minimale per quelle categorie di lavoratori che dovessero essere escluse dalla copertura di contratti collettivi rafforzando al tempo stesso la salvaguardia della dignità del lavoro. La scelta del livello del salario minimo deve contemperare due esigenze di segno opposto. Un salario minimo troppo alto potrebbe, infatti, scoraggiare la domanda di lavoro o costituire un incentivo al lavoro irregolare, determinando quindi un ampliamento della segmentazione tra lavoratori e un’ulteriore marginalizzazione delle categorie più svantaggiate. Un salario minimo troppo basso, per contro, potrebbe non garantire condizioni di vita dignitose”. Lo ha dichiarato Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat nel corso dell’audizione in commissione al Lavoro al Senato.
“Inoltre, nell’applicazione del salario minimo legale si applicano spesso clausole di esclusione o di riduzione del livello minimo per alcune categorie quali i giovani, gli studenti e gli apprendisti, al fine di salvaguardare l’investimento in istruzione e formazione di queste categorie di individui quali determinanti della loro futura occupazione. Infine, giova ricordare che la definizione di un salario minimo deve essere opportunamente coordinata con altri istituti presenti nel mercato del lavoro, non ultimo il Reddito di cittadinanza”.
Entrambe le proposte di legge – spiega l’Istat – precisano criteri e principi direttivi in merito alla istituzione per legge del salario minimo orario. In particolare, i disegni di legge stabiliscono che: la retribuzione oraria minima non deve essere inferiore a 9 euro al netto dei contributi previdenziali e assistenziali nel caso del DdL n. 310 e di 9 euro al lordo di tali oneri nel caso del DdL n. 658. Inoltre, il DdL n. 310 prevede che questa soglia minima sia incrementata ogni anno sulla base della variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati definito dall’Istat, mentre il DdL n. 658 prevede che gli incrementi siano stabiliti sulla base dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione europea al netto della dinamica dei prezzi dei valori energetici importati.
“I lavoratori per i quali l’innalzamento della retribuzione oraria minima a 9 euro comporterebbe un incremento della retribuzione annuale sono 2,9 milioni ovvero circa il 21% del totale dei lavoratori (2,4 milioni se si escludono gli apprendisti). Per questi lavoratori l’incremento medio annuale sarebbe pari a circa €1.073 pro-capite, con un incremento complessivo del monte salari stimato in circa 3,2 miliardi di euro. L’adeguamento al salario minimo di 9 euro inciderebbe in media dello 0,9% per il totale dei rapporti e del 12,7% per quelli interessati dall’intervento. L’incremento percentuale più significativo coinvolgerebbe i lavoratori occupati nelle altre attività di servizi (+8,8%), i giovani sotto i 29 anni (+3,2%) e gli apprendisti (+10%) e i giovani sotto i 29 anni (+3,2%)”.
“L’analisi dell’impatto dell’incremento retributivo medio annuo stimato sugli aggregati economici delle imprese con dipendenti (circa 1,5 milioni) consente di evidenziare un aggravio di costo che, se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l’1,2% del margine operativo lordo ed allo 0,5% del valore aggiunto. Questi impatti tendono ad aumentare in misura consistente in alcuni settori dei servizi, risultando pari a circa il 50% del margine operativo lordo per i Servizi di vigilanza e investigazione, a circa il 25% per l’Assistenza sociale non residenziale e le Attività di servizi per edifici e paesaggi, al 18% per le Attività di ricerca, selezione, fornitura del personale, al 15% per le Altre attività di servizi alla persona. In termini di valore aggiunto, il maggiore impatto (circa il 5%) è stimato per le Altre attività di servizi alla persona, seguite dalle Attività di servizi per edifici e paesaggi (4%)”.