Matteo Renzi lascia ufficialmente la guida del Pd e dà il via al congresso anticipato, ma la minoranza del partito è sempre più vicina alla scissione e scarica ogni responsabilità sull’ex segretario. E’ questo l’epilogo dell’assemblea nazionale dei democratici, che dopo una lunga giornata di interventi, ieri di fatto si è conclusa con una sola certezza: domani sarà convocata la direzione per la nomina della commissione di garanzia e forse solo domani si capirà finalmente la decisione degli ‘scissionisti’. Aprendo l’assemblea, davanti a quasi mille delegati, Renzi ha ribadito con forza la sua linea . “Scegliamo una parola chiave. Io propongo rispetto. Un partito politico deve scegliere di rispettarsi sempre e praticare rispetto nei confronti della straordinaria comunità di iscritti e militanti – ha spiegato -. Ora dico, senza distinzioni: fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo per matti. La nostra responsabilità è nei confronti del Paese. Adesso basta, non possiamo più discutere al nostro interno. Facciamolo oggi ma dobbiamo rimetterci in cammino”.
L’ex segretario si è anche preso le sue colpe. “C’è una frattura forte nella politica e nella società italiana e io ne sono responsabile – ha detto – : il referendum è stato una botta per tutto il sistema Paese e noi dobbiamo rimettere in moto il Paese”. E la scissione? “La stessa parola mi fa soffrire – ha continuato Renzi -. Per due mesi ho cercato di accogliere le proposte degli altri per cercare di andare insieme. Ma siamo fermi e impelagati a dire congresso sì, congresso no. Peggio della parola scissione c’è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito su un diktat della minoranza”.
E l’unità, ascoltando le parole di Michele Emiliano al termine della giornata, è sembrata per un attimo quasi vicina. “E’ a portata di mano – ha sottolineato il governatore della Puglia – . Siamo a un passo dalla soluzione. Un piccolo passo indietro consente a una comunità di farne cento avanti – ha detto -. Io sto provando a fare un passo indietro, ditemi voi quale, che consenta di uscire con l’orgoglio di appartenere a questo partito. Senza mortificare nessuno. Stasera non posso che dire al segretario che ho fiducia in lui”, ha aggiunto chiedendogli un’ultima mediazione sulla conferenza programmatica. Ma da Renzi nessuna risposta in assemblea. E così la giornata si è chiusa con una nota congiunta della minoranza dem. “Anche oggi nei nostri interventi in assemblea c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. Purtroppo è caduto nel nulla – hanno dichiarato in una nota congiunta Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza -.Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. E’ ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima”.
Politica, Pd
Renzi lascia segreteria e dà il via al congresso: Ricatti peggio della scissione
Emiliano, Rossi e Speranza: in assemblea c'è stato l'ennesimo tentativo unitario ma è caduto nel nulla. Ormai è chiaro che è l'ex premier ad aver scelto la strada della divisione
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