La nuova concessione fra la Rai e lo Stato – a quanto apprende IL VELINO – è finalmente approdata a Palazzo Chigi. Doveva essere all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri in agenda per venerdì 24 febbraio. Ma sembra che necessiti di qualche correttivo, sarebbe stata un pochino “asciugata” e “limata” e arriverà in CdM solo venerdì 3 marzo. Il precedente accordo (ventennale) è scaduto il 6 maggio del 2016. Da allora il governo ha proceduto a suon di proroghe: prima al 31 ottobre 2016; poi al 31 gennaio 2017; e infine al 30 aprile del 2017. Ora sembra che sia giunto finalmente il momento per la tv di Stato di conoscere la sua nuova “mission”. Dopo il via libera del CdM, la commissione di Vigilanza sulla Rai avrà 30 giorni per esprimere un parere obbligatorio e non vincolante. Infine l’approvazione definitiva del governo prima del 30 aprile 2017.
La nuova concessione alla Rai avrà durata decennale e avrà in allegato la convenzione che dovrà definire il “nuovo perimetro” dell’azienda. Mentre ad entrare nel dettaglio di “diritti e doveri” Rai sarà il nuovo contratto di servizio. Attualmente è ancora in vigore quello del triennio 2010-12, perché i vertici Rai hanno ritenuto a più riprese che non ci fossero le condizioni di firmare nuovi (e più onerosi) accordi col governo. Il nuovo contratto di servizio avrà durata di cinque anni. Intanto il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha già annunciato alcuni punti fermi della nuova convenzione. Universalità del segnale, per esempio. Sostegno alla produzione audiovisiva nazionale. Una programmazione, o addirittura un intero canale, in lingua inglese. Ma soprattutto, la nuova “Costituzione” della Rai dovrà “identificare con chiarezza gli ambiti del servizio pubblico rispetto alla normale attività di tipo commerciale”.
Una “definizione del perimetro minimo, del nocciolo duro, dell’essenzialità del servizio pubblico”. C’è, insomma, “una necessità di ridefinizione del perimetro di attività, in termini di reti, canali, essenzialità, relazione tra obiettivi e risorse”. In pratica Giacomelli – al lavoro da mesi su questo dossier – ha bocciato l’attuale sistema di separazione contabile della Rai, e ne vuole sperimentare uno nuovo. Di certo non toccherà – come ipotizzato da qualcuno – i tetti pubblicitari fissati dal Parlamento. Ma potrebbe pretendere – e la cosa preoccupa non poco i vertici di Viale Mazzini – che alcuni canali radio e tv della Rai la pubblicità non la contengano proprio (come già accade per Rai Yo Yo). Sarebbero automaticamente finanziati solo dal canone e considerati di Servizio pubblico. In arrivo, insomma, una Rai modello Bbc.
Politica, Viale Mazzini
Rai: è tempo di nuova concessione, in CdM il 3 marzo
In rampa di lancio l’accordo decennale che consegna all’Azienda l’“onere” del servizio pubblico e l’“onore” dell’incasso del canone
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