AGRICOLAE riporta nel link qui di seguito le interrogazioni, le interpellanze, gli ordini del giorno e le risoluzione che vengono quotidianamente presentati alla Camera e al Senato a tutela del made in Italy agroalimentare. Pesca, agricoltura e industria alimentare in primo piano per i deputati e i senatori che lavorano gomito a gomito o uno contro l’altro, per cambiare la vita di chi lavora di terra e di mare. Qui a seguire il testo integrale
INTERROGAZIONE L’ABBATE, M5S CAMERA, SU ACQUEDOTTO PUGLIESE
Interrogazione a risposta scritta 4-15631
presentato da
testo di
L’ABBATE e SCAGLIUSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
dal 6 febbraio 2017 è in vigore la legge regionale n. 1 del 2017, recante «Norme straordinarie in materia di consorzi di bonifica commissariati» (pubblicata nel Bollettino ufficiale della regione Puglia n. 15), con cui la regione Puglia intende procedere al risanamento dei consorzi, attraverso un processo riorganizzativo finalizzato all’autogoverno delle funzioni, a completamento del percorso di riforma precedentemente avviato;
all’articolo 9, «Disciplina del trasferimento delle funzioni in materia di irrigazione ed acquedotti rurali», si stabilisce espressamente che «A far data dal 1o dicembre 2018, la Sezione Irrigazione ed acquedotti rurali del Consorzio di bonifica Centro-Sud Puglia cesserà le sue funzioni e transiterà, unitamente al personale dipendente afferente, in Acquedotto pugliese S.p.A., che provvederà all’assunzione con modalità organizzativa compatibile con la legislazione vigente e il suo Statuto, senza necessità di ulteriore atto legislativo o amministrativo»;
la legge in questione punta a far assumere dal 1o dicembre 2018 ad Acquedotto pugliese spa le funzioni in materia di «gestione, ammodernamento, realizzazione e manutenzione di opere pubbliche di accumulo, derivazione, adduzione circolazione e distribuzione relative al recupero degli acquedotti rurali ed ai sistemi irrigui, nonché delle opere per il recupero delle acque per fini irrigui agricoli, ad esclusione degli impianti di affinamento delle acque reflue urbane. La sezione gestione irrigua ed acquedotti rurali esercita anche le funzioni di cui all’articolo 7 (funzioni amministrative e di controllo sui pozzi oggi delle province)»;
a parere degli interroganti, la legge regionale in questione si pone in contrasto con gli articoli 117 e 118 della Costituzione poiché: vi è una stretta connessione finalistica tra l’attività di bonifica integrale e la tutela del territorio e dell’ambiente; ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione (come modificato con la legge costituzionale n. 3 del 2001), infatti, la «tutela dell’ambiente e dell’ecosistema» costituisce espressione della potestà legislativa esclusiva dello Stato, sicché lo Stato può delegare le sole funzioni amministrative (e non anche quelle legislative); anche se l’attività di bonifica vada considerata riferibile alla materia del «governo del territorio» (per la quale la regione ha potestà legislativa concorrente, ai sensi del novellato articolo 117 della Costituzione), la legge regionale in questione si pone per gli interroganti in contrasto con i principi fondamentali, ricavabili in materia dalla legislazione statale –:
se il Governo intenda valutare se sussistono i presupposti per sollevare la questione di legittimità costituzionale ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione, in relazione alla legge della regione Puglia n. 1 del 2017. (4-15631)
INTERROGAZIONE BERNINI, M5S CAMERA, SU PRESENZA CAMORRISTICA NELLA FILIERA BUFALINA CASERTANA
Interrogazione a risposta scritta 4-15640
presentato da
testo di
MASSIMILIANO BERNINI, SARTI, COLLETTI, PARENTELA, BENEDETTI e CASO. — Al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il 6 febbraio 2017 le agenzie battono la notizia che il Ros, su mandato della direzione distrettuale antimafia di Napoli, aveva operato un blitz contro la camorra casertana con numerosi arresti e un sequestro di beni del valore di 2,7 milioni euro, tra cui figura un’azienda di allevamento bufalino di Francolise in capo a Giovanni Diana, ritenuto un esponente del clan dei casalesi;
tra le persone colpite da misure cautelari nel corso del blitz del Ros figurano vari esponenti del clan dei casalesi, tra cui Walter Schiavone, figlio del noto «Sandokan», Francesco Schiavone, il quale esercita in qualche modo la sua influenza criminale malgrado la condanna all’ergastolo e il trattamento di regime carcerario speciale previsto dall’articolo 41-bis della legge sull’ordinamento penitenziario; a Walter Schiavone secondo l’agenzia ANSA «i magistrati hanno contestato l’associazione mafiosa in quanto, secondo quanto raccontato dai pentiti, imponeva la fornitura di mozzarella di bufala dop prodotta da un caseificio di Casal di Principe a distributori casertani e campani ma anche in altre parti d’Italia, come in Calabria»;
questa ultima operazione della direzione distrettuale antimafia di Napoli conferma ancora una volta la radicata e ingombrante presenza camorristica nella produzione e nella distribuzione di alcuni settori della filiera bufalina casertana, creando una notevole negativa influenza sul comparto agroindustriale campano e sulla fiducia dei consumatori italiani ed europei verso un prodotto di eccellenza del made in Italy quale è la mozzarella di bufala –:
quali iniziative ulteriori, per quanto di competenza, siano allo studio ovvero di attuazione per stroncare la perniciosa influenza della camorra sul comparto bufalino, in particolare per la filiera della mozzarella casertana. (4-15640)
INTERROGAZIONE MONGIELLO, PD CAMERA, SU AVVERSITÀ CLIMATICHE REGIONI ADRIATICHE
Interrogazione a risposta orale 3-02794
presentato da
testo di
MONGIELLO, GINEFRA, GRASSI, BOCCIA, MICHELE BORDO, CAPONE, CASSANO, LOSACCO, MARIANO, MASSA, PELILLO, VENTRICELLI e VICO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l’eccezionale situazione di avversità climatiche che sta colpendo le regioni interne ed adriatiche dell’Italia con ondate di gelo che perdurano da parecchi giorni, sta mettendo in ginocchio soprattutto il comparto agricolo ed agroalimentare dei territori colpiti;
in Puglia, in particolare, la situazione si evidenza con particolare gravità, con campagne isolate per la morsa di gelo che non consente il regolare ripristino della circolazione e con strade statali e provinciali e aree rurali ancora bloccate da neve e lastre di ghiaccio;
le aziende zootecniche pugliesi sono costrette a disfarsi del latte che non riescono a consegnare ai raccoglitori. Le consegne dalla Puglia di ortaggi sono crollate del 70 per cento, sia perché questi sono stati bruciati dal gelo in campo, sia perché i mezzi non possono ancora circolare liberamente;
secondo dichiarazioni rilasciate dalla Coldiretti Puglia, risulta drammatica la conta dei danni, con migliaia di ettari di verdure pronte per la raccolta bruciate dal gelo, serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz’acqua perché sono gelate le condutture e vigneti e agrumeti irrimediabilmente rovinati. Al contempo, il mancato approvvigionamento di mercati e punti vendita sta facendo schizzare i prezzi di vendita degli ortaggi che già all’ingrosso risultano da capogiro. Secondo una rilevazione effettuata a poche ore dalle prime nevicate, sono altissimi i prezzi all’ingrosso di rape, carciofi, cavoli, bietole, cicorie, finocchi;
in provincia di Lecce è a rischio la produzione di patate novelle perché gli speciali impianti di irrigazione delle serre realizzati a Ugento sono saltati per via delle gelate. Così come sono a rischio crollo le serre dei fiori a Leverano che stanno cedendo sotto il peso di neve e ghiaccio;
al momento risulta pregiudicata l’attività economica di aziende agricole che hanno subito danni agli impianti produttivi vitivinicoli, agrumicoli ed ortofrutticoli, interamente da rifare, alle masserie, alle stalle, ai depositi, al bestiame e, non da ultimo, alle produzioni, completamente compromesse;
la situazione è critica in quasi tutta la regione, per cui risulta opportuna una ricognizione tempestiva del danno per sostanziare la richiesta di declaratoria di «Stato di calamità naturale»;
nelle province di Bari, Taranto e Foggia si sono registrati i casi più allarmanti. Strade provinciali tra Corato, Altamura e Poggiorsini bloccate (come la strada provinciale n. 39) per il mancato intervento degli spazzaneve, per cui gli agricoltori hanno fatto ricorso all’intervento della protezione civile;
l’assoluta mancanza di liquidità e le gravi situazioni debitorie che ne conseguiranno – secondo Coldiretti Puglia – necessitano di interventi non riconducibili alle calamità «ordinarie», bensì a strumenti straordinari per dare sollievo economico alle imprese agricole;
la sezione della Confederazione italiana agricoltori della Puglia ha chiesto al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina di sospendere la quarta rata dei contributi autonomi dei Coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali (Iap), che scadrà il 16 gennaio 2017;
è urgente che vengano messi a disposizione tutti i mezzi a disposizione per ripristinare le condizioni regolari di viabilità per far uscire le aziende agricole e zootecniche dall’isolamento, anche per non ingenerare distorsioni dei prezzi a danno dei consumatori –:
se non si intendano adottare iniziative normative, nel più breve tempo possibile volte a fare fronte alla straordinaria necessità e urgenza di garantire interventi di sostegno e di risarcimento dei danni in favore del comparto agricolo, segnatamente quello della regione Puglia, colpito dalle eccezionali avversità climatiche in atto dai primi giorni dell’anno 2017;
se, ad ogni modo, non si intendano intraprendere iniziative urgenti affinché le imprese agricole pugliesi colpite dalle sopradescritte calamità meteoriche possono accedere agli interventi per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, a valere sul fondo di solidarietà nazionale. (3-02794)
INTERROGAZIONE FAENZI, SCELTA CIVICA-ALA CAMERA, SU AGRICOLTURA BIOLOGICA
Interrogazione a risposta scritta 4-15644
presentato da
testo di
FAENZI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto risulta da un articolo pubblicato sul sito web dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica, nel 2013 secondo i dati del rapporto INEA sullo stato dell’agricoltura presentato alla fine del 2014, sono aumentati in maniera esponenziale i costi di produzione per l’uso dei concimi (+8,8 per cento) e dei pesticidi (+ 2,3 per cento);
nel medesimo periodo, prosegue l’articolo, l’agricoltura convenzionale ha subito un calo del 4 per cento di occupazione e di reddito aziendale, confermando pertanto l’opinione che l’utilizzo della chimica nel settore non contribuisce a sostenere il reddito degli agricoltori; ciononostante il Governo Renzi continua ad investire sui pesticidi, limitandosi a programmare un «uso sostenibile» invece che indirizzarsi all’alternativa biologica;
i suesposti rilievi critici sono stati denunciati nel corso di un convegno che si è tenuto il 14 aprile 2015, presso il Consiglio nazionale di ricerche sul «Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, coordinamento ricerca e innovazione» a cui hanno partecipato tutti i Ministeri interessati;
l’attuale impostazione del piano di azione nazionale, secondo quanto sostenuto dalla portavoce delle 16 associazioni nazionali ambientaliste e dell’agricoltura biologica, consente ai programmi di sviluppo rurale, di considerare sullo stesso piano l’agricoltura biologica, quella integrata e altri metodi come quello conservativo, che fanno uso di prodotti chimici di sintesi;
a giudizio della suindicata portavoce, nella sostanza, si investono risorse pubbliche per finanziare pratiche che fanno uso massiccio di pesticidi probabilmente cancerogeni per l’essere umano, come il glifosato;
con queste premesse, sostiene la rappresentante delle 16 associazioni in precedenza richiamate, il piano nazionale fa sì che la quasi totalità delle risorse dei programmi di sviluppo rurale, destinate ad assistenza tecnica e formazione, siano assorbite per la formazione dei produttori e di tutte le maestranze sempre e principalmente sull’uso sostenibile dei potenziali cancerogeni;
i certificati di abilitazione per utilizzatori, distributori e consulenti, i patentini e riconoscimenti diversi, inoltre, appesantiranno ancor di più la burocrazia che grava sugli agricoltori, con il rischio reale, prosegue l’Aiab, che non ci saranno risorse a disposizione, per sostenere la conversione verso il biologico e il biodinamico che non fanno uso dei pesticidi, aumentando il reddito degli agricoltori e creando maggiore occupazione per i giovani;
secondo un rapporto dell’ISPRA, fra l’altro, l’Italia è il maggior consumatore tra quelli dell’Europa occidentale di pesticidi per unità di superficie coltivata, con valori doppi rispetto a quelli della Francia e della Germania; anche il numero delle sostanze (il glifosato e i suoi metaboliti, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina) di cui si trovano importanti tracce nelle acque, risulta essere particolarmente elevato: 175 tipologie di pesticidi nel 2012 a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008;
in particolare, per quanto riguarda il glifofosato, le associazioni, evidenzia l’articolo dell’Aiab, hanno nuovamente chiesto al Governo in carica, di mettere al bando il pericoloso pesticida dichiarato «probabile cancerogeno» per l’uomo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), soltanto poche settimane fa;
a giudizio dell’interrogante, l’articolo pubblicato dall’Aiab, desta sconcerto e preoccupazione ove fossero confermati i rilievi critici e le denunce da parte delle 16 associazioni nazionali ambientaliste e dell’agricoltura biologica, in considerazione sia del persistente utilizzo di risorse pubbliche da parte del Governo in relazione all’uso sostenibile di pesticidi in luogo degli investimenti sull’agricoltura biologica (in netta controtendenza pertanto con quanto dichiarato dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali in diverse occasioni, anche in sede europea), che soprattutto con riferimento al contenuto dei pesticidi ritenuto probabilmente cancerogeno anche da organismi internazionali come la suesposta Agenzia per la ricerca sul cancro;
l’interrogante evidenzia, a tal fine, come occorrano urgenti chiarimenti e precisazioni da parte dei Ministri interrogati, al fine di garantire maggiore trasparenza su quanto asserito dall’Aiab, che in caso di conferma, risulta essere particolarmente grave per la salute degli individui –:
quali orientamenti intendano esprimere, nell’ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se trovi conferma quanto riferito dall’articolo pubblicato dall’Associazione italiana per l’agricoltura biologica, secondo cui, nonostante l’agricoltura chimica subisca perdite finanziarie, il Governo, prosegue ad investire risorse sui pesticidi, programmando un «uso sostenibile», anziché puntare sull’alternativa agricoltura biologica;
in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, al fine di disporre il divieto di vendita e di circolazione di tali pesticidi giudicati cancerogeni, anche dall’IARC, la cui richiesta di messa al bando come nel caso del glifosato era stata già avanzata al Governo;
se siano a conoscenza, ove fossero confermate le denunce dell’Aiab, di prodotti agroalimentari attualmente in commercio, contenenti glisofato, ritenuto probabilmente cancerogeno e se non ritengano urgente e opportuno, in via precauzionale, assumere iniziative per prevederne l’immediato ritiro dalla vendita nel nostro Paese. (4-15644)
RISOLUZIONE VENITTELLI, PD CAMERA, SU CRISI PESCA ITALIANA
Risoluzione in commissione 7-01187
presentato da
testo di
Le Commissioni XI e XIII,
premesso che:
la pesca italiana versa in una crisi che appare irreversibile se si considera che, negli ultimi trent’anni, su 8 mila chilometri di coste, le imbarcazioni sono diminuite del 33 per cento, i rimanenti 12 mila scafi hanno un’età media di 34 anni e si sono persi 18 mila posti in un settore che dà, oggi, lavoro direttamente a 27 mila persone, senza considerare l’indotto;
la gestione di risorse naturali, quali le specie ittiche, favorisce la concentrazione delle attività in poche imprese di pesca, possedute da pochi soggetti; una situazione, questa, che sta progressivamente distruggendo quella straordinaria rete di imprese diffuse, su cui si è retta la pesca in Italia, dal secondo dopoguerra ad oggi, assicurando lavoro e reddito agli addetti del settore e in genere alle comunità e ai territori in cui operavano;
le cause di questa crisi si fondano sulla concorrenza di mari lontani e delle barche croate, albanesi, nordafricane, che hanno innescato un crollo delle quotazioni del pesce, mettendo fuori mercato i pescatori italiani anche a causa degli alti costi delle loro attività;
il pescatore italiano è stritolato dalle quotazioni del pesce importato e dai costi ben più alti di quelli dei pescatori egiziani, libici e tunisini;
a ciò si aggiunga quella che i presentatori del presente atto giudicano, «la gabbia» delle regole imposte dall’Unione europea, quali i vincoli sulle misure delle vongole e taglia minima e attrezzi di cattura o l’obbligo di tenuta a bordo del «libro del pescato»;
inoltre, il sistema delle quote per la caccia al tonno rosso, prodotto ad altissima redditività, è fortemente squilibrato e richiede un intervento urgente per rivedere la ripartizione delle quote tra i diversi settori interessati;
ai problemi della concorrenza e di un consumo sempre meno consapevole, si aggiungono disposizioni legislative che si rivelano, secondo i presentatori del presente atto, irragionevoli e che è necessario modificare, come l’introduzione di sempre più pesanti sanzioni e di complessi e stringenti strumenti di controllo sull’attività esercitata che, nel loro insieme, penalizzano in modo inaccettabile un settore economico costituito da imprenditori che fanno e danno lavoro e che, insieme all’indotto, sviluppano un volume d’affari, che un Paese in difficoltà economica come l’Italia non si può permettere di mortificare ulteriormente;
tutte queste restrizioni ricadono anche sulle attività commerciali; le sanzioni accessorie si applicano anche a pescherie e ristoranti per i quali, in taluni casi, è prevista la chiusura a tempo dell’esercizio, tanto che, per non incorrere in sanzioni, tali esercizi preferiscono acquistare pescato proveniente dall’estero;
a tali problemi, si aggiunge il fatto che i sistemi di controllo applicati alle imprese della pesca (Blue Box – Ais – Giornale di bordo elettronico) e di verifica sull’attività di pesca (rigetti in mare del pesce sottomisura), pur essendo un forte deterrente all’esercizio della pesca illegale, richiedono una cura e una puntualità nella gestione, più adatta ai grandi motopescherecci che operano nell’oceano Atlantico e nei mari del Nord Europa, che alle imbarcazioni più diffuse nel nostro Paese, non grandi, prive di spazi e comodità a bordo, composte da equipaggi modesti (in media 2/4 persone), che operano in aree di pesca, dal punto di vista morfologico, completamente diverse rispetto ai grandi mari europei;
la minore dimensione delle imprese italiane della pesca fa sì che esse siano molto esposte al rischio di penalizzazione, per aver commesso infrazioni, il più delle volte determinate dalla impossibilità di evitarle, piuttosto che dalla volontà di commetterle;
il clima difficile che si sta creando tra gli operatori richiede il ripristino di un dialogo costruttivo tra istituzioni e mondo della pesca, costituito dalle imprese e dalle associazioni di rappresentanza del settore, anche per ridiscutere normative che non tengono conto delle specificità del settore come l’articolo 39 della legge n. 154 del 2016 che, pur depenalizzando le infrazioni previste per la cattura sottomisura di una serie di specie ittiche, ha introdotto sanzioni amministrative che, all’atto pratico, risultano per i presentatori del presente atto sproporzionate ed eccessivamente punitive anche perché sganciate dall’elemento psicologico,
impegnano il Governo:
ad assumere iniziative affinché sia accelerata l’erogazione dei trattamenti di cassa integrazione in deroga per il settore pesca riferiti al 2016, anche per gli armatori imbarcati, superando le difficoltà riscontrate da alcune sedi locali dell’Inps;
ad assumere iniziative per modificare la legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di sanzioni e di sistemi di controllo, adattandoli alle peculiari dimensioni delle imprese nazionali;
ad assumere iniziative per ripristinare la Commissione consultiva centrale per la pesca e l’acquacoltura presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, coinvolgendo le associazioni rappresentative delle imprese di pesca.
(7-01187) «Venittelli, Arlotti, Oliverio, Luciano Agostini, Antezza, Capozzolo, Carra, Cova, Cuomo, Dal Moro, Di Gioia, Falcone, Fiorio, Lavagno, Mongiello, Palma, Prina, Romanini, Taricco, Zanin».
RISOLUZIONE VENITTELLI, PD CAMERA, SU TONNO ROSSO
Risoluzione in commissione 7-01186
presentato da
testo di
La XIII Commissione,
premesso che:
in Italia il tonno rosso viene pescato con diversi sistemi di pesca (circuizione, palangaro, tonnara fissa), la quota italiana è stata assegnata all’Italia intorno agli anni 70 con riferimento alle catture effettuate prevalentemente con il metodo della circuizione ed in base a criteri consolidati nel tempo; con riferimento alla pesca del tonno rosso e al piano europeo pluriennale di ricostituzione dello stock nel Mediterraneo, merita che siano sottolineati i sostanziali miglioramenti conseguiti sotto il profilo biologico, come indicato dagli esperti scientifici della Commissione internazionale per la conservazione dei Tonni atlantici (ICCAT);
a seguito dell’azione svolta dalla Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, e prendendo atto degli esiti positivi del piano pluriennale di ricostituzione degli stock di tonno nell’Atlantico e nel Mediterraneo, l’organismo di gestione internazionale della pesca dei tonnidi Commissione internazionale per la conservazione dei Tonni atlantici – International Commission for the Conservation of Tunas) ha deciso di rideterminare, aumentandola, la quota pescabile di tonno rosso nel triennio 2015-2017 per tutti i Paesi aderenti alla Convenzione internazionale per la conservazione dei Tonnidi dell’Atlantico, tra cui l’Unione europea;
il regolamento (UE) 2017/127 del Consiglio, del 20 gennaio 2017, ha stabilito per l’anno in corso, le possibilità di pesca per alcuni stock ittici e gruppi di stock ittici, applicabili nelle acque dell’Unione europea e, per i pescherecci dell’Unione, in determinate acque non dell’Unione, confermando per il tonno rosso quanto già indicato nella raccomandazione della Commissione internazionale per la conservazione dei Tonni atlantici (I.c.c.a.t.) relativamente al quantitativo di pesca per il triennio 2015-2017;
sulla base della citata raccomandazione, il Consiglio dei ministri dell’Unione europea «Agricoltura e pesca» del 13 dicembre 2016 ha assegnato all’Italia una quota di pescato di tonno rosso pari a 3.304,82 tonnellate, il 20 per cento in più (552,26 tonnellate) rispetto alle 2.752,56 tonnellate concesse nel 2016, mantenendo l’assetto dell’attuale flotta di pesca al tonno rosso, comprensivo di dodici pescherecci a circuizione, trenta palangari e sei tonnare fisse;
con decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali dovrà essere ripartita la quota aggiuntiva di 552 tonnellate di pescato tra i diversi sistemi di pesca utilizzati in Italia;
in precedenza, con il decreto 17 aprile 2015, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali aveva già ripartito le quote di tonno rosso per il triennio 2015-2017, assegnando per l’anno in corso il 74,451 per cento al sistema della circuizione (2.460,23 tonnellate), il 13,595 per cento ai palangari (449,25 tonnellate), l’8,465 per cento alle tonnare fisse (279,73 tonnellate), lo 0,454 per cento alla pesca sportiva/ricreativa (15,00 tonnellate) e il 3,035 per cento alla quota non divisa (100,29 tonnellate);
nel corso degli anni, dal momento dell’introduzione del Totale ammissibile di cattura (Tac), è emersa un’inaccettabile sproporzione nella distribuzione delle quote tra i diversi sistemi di cattura che ha indotto pesanti squilibri tra imprese grandi e piccole e tra marinerie;
inoltre, le ultime campagne di pesca del tonno rosso in Italia hanno evidenziato, relativamente alle catture accessorie, l’insufficienza delle quantità assegnate alla «quota non divisa» che ogni anno viene rapidamente azzerata a causa dello sforamento delle imbarcazioni autorizzate;
è di tutta evidenza che la distribuzione storica delle quote, tra i diversi sistemi di cattura, presenta sproporzioni e squilibri che il richiamato incremento delle disponibilità offre l’occasione, se non di sanare, di ridurre e limitare;
nella nuova assegnazione delle quote è opportuno garantire il criterio comunitario della adeguatezza economica della quota in rapporto alla specificità del sistema di cattura e di conseguenza della precisa attribuzione di quota ad ogni impianto di pesca, comprese le tonnare fisse;
vanno inoltre incentivate tutte le migliori pratiche che coniughino sostenibilità ambientale a lungo termine, collegate alle attività di pesca e gestione di tali attività in grado di conseguire vantaggi a livello socioeconomico e occupazionale;
appare pertanto urgente modificare le modalità di attribuzione delle quote, con particolare riguardo a quella indivisa, al fine di superare i gravi inconvenienti riscontrati in questi anni dagli operatori della pesca di quelle regioni italiane escluse dall’attribuzione delle quote finora stabilite;
in tale contesto, appare importante attuare un approccio improntato all’attuazione progressiva, rispetto al raggiungimento di un equilibrio tra capacità di pesca e possibilità di pesca, ponendo attenzione anche a interventi sul versante dell’ammodernamento e del nuovo dimensionamento delle flotte e a misure mirate e selettive rispetto alle specie ittiche, tenendo presente l’impatto socio-economico dell’attività,
impegna il Governo:
fatti salvi i coefficienti di ripartizione e le quote individuali di tonno rosso attribuite con decreto ministeriale 17 aprile 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 120 del 26 maggio 2015, a ripartire dal 1o gennaio 2018, l’eventuale parte incrementale del contingente di cattura di tonno rosso assegnato all’Italia rispetto al livello fissato per il 2017, fra i vari sistemi di pesca interessati, garantendo al palangaro (LL), al sistema a circuizione e alla tonnara fissa (TRAP) complessivamente non più del 40 per cento del suddetto incremento e riservando un contingente specifico alla pesca ricreativa e sportiva (SPOR), stabilendo comunque che le imbarcazioni da diporto autorizzate non potranno pescare più di un tonno all’anno e riservando la quota rimanente alle catture accidentali.
(7-01186) «Venittelli, Oliverio, Luciano Agostini, Capozzolo, Carra, Cova, Cuomo, Dal Moro, Di Gioia, Falcone, Fiorio, Lavagno, Mongiello, Palma, Prina, Romanini, Taricco, Zanin».
INTERROGAZIONE MONGIELLO, PD CAMERA, SU CRITICITÀ IN PUGLIA CAUSA MALTEMPO
Interrogazione a risposta orale 3-02795
presentato da
testo di
MONGIELLO, GINEFRA e VENITTELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
l’eccezionale e perdurante ondata di maltempo che ha colpito il versante adriatico del Paese sta mettendo in ginocchio soprattutto il comparto agricolo, agroalimentare e della pesca;
particolarmente colpita risulta essere la Puglia con campagne isolate per la morsa di gelo che non consente il regolare ripristino della circolazione e con strade statali e provinciali e aree rurali ancora bloccate da neve e lastre di ghiaccio;
le aziende zootecniche pugliesi sono costrette a disfarsi del latte che non riescono a consegnare ai raccoglitori e le consegne di ortaggi sono crollate del 70 per cento, sia perché essi si sono bruciati in campo sia per le difficoltà di circolazione dei mezzi con ripercussioni sui prezzi di rape, carciofi, cavoli, bietole, cicorie, finocchi;
per la Coldiretti Puglia, la situazione è drammatica con migliaia di ettari di verdure pronte per la raccolta bruciate dal gelo, serre danneggiate o distrutte sotto il peso della neve, animali morti, dispersi e senz’acqua perché sono gelate le condutture, e vigneti e agrumeti irrimediabilmente rovinati;
in provincia di Lecce, è a rischio la produzione di patate nove, perché gli speciali impianti di irrigazione delle serre realizzati a Ugento sono saltati per via delle gelate così come sono a rischio di crollo le serre dei fiori a Leverano che stanno cedendo sotto il peso di neve e ghiaccio; analogamente nelle province di Taranto e Foggia si registrano notevoli e perduranti difficoltà;
l’assoluta mancanza di liquidità e le gravi situazioni debitorie che ne conseguiranno – sempre secondo Coldiretti Puglia – necessitano di interventi non riconducibili alle calamità «ordinarie», bensì a strumenti straordinari in grado di sostenere le imprese agricole;
per quanto riguarda il comparto della pesca, a causa degli eventi meteomarini avversi, è analoga la situazione di emergenza;
l’Associazione Silaros di Molfetta ha lanciato l’allarme per le difficoltà di pescatori e armatori costretti a presidiare anche di notte le imbarcazioni, per preservarle in quanto fonte della loro sussistenza;
il danno maggiore al settore armatoriale, è quello dovuto al mancato lavoro e alla impossibilità di recuperare le giornate di lavoro perse, come imposto da regolamenti in vigore che prevedono 4 giorni lavorativi senza recupero, dal lunedì al giovedì a cui va aggiunto il mancato rimborso dovuto per il fermo pesca biologico relativo agli anni 2015 e 2016, per le imprese e per gli armatori imbarcati, il quale sta compromettendo ulteriormente la sopravvivenza del comparto –:
quali iniziative intenda adottare per far fronte alla straordinaria necessità e urgenza di garantire interventi di sostegno e di ristoro dei danni in favore del comparto agricolo, agroalimentare e della pesca, in particolare della regione Puglia, colpito dalle eccezionali avversità climatiche in atto dai primi giorni dell’anno 2017;
se non intenda intraprendere iniziative urgenti affinché le imprese agricole e della pesca pugliesi colpite dalle sopradescritte calamità meteoriche posso accedere agli interventi per favorire la ripresa dell’attività economica e produttiva di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, a valere sul fondo di solidarietà nazionale e per quanto riguarda la pesca, agli interventi del fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell’acquacoltura di cui all’articolo 14 del decreto legislativo 26 maggio 2004, n. 154. (3-02795)