La Dia di Reggio Calabria ha posto sequestro beni per un valore complessivo di 142 milioni di euro nei confronti di un imprenditore, Pietro Siclari, di 69 anni, accusato di avere intrattenuto rapporti con alcune cosche della ‘ndrangheta. Siclari, attivo nei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero, fu arrestato nel novembre del 2010 sempre dalla Dia e condannato ad otto anni. Dalle indagini era emerso che lo stesso aveva intrattenuto rapporti con esponenti delle cosche ‘Libri’, ‘Alvaro’ e ‘Barbaro di Platì’. Gia’ nel maggio del 2015 i beni dell’imprenditore erano stati confiscati, ma alla fine del 2016 la Corte d’appello di Reggio ne aveva disposto il dissequestro. Tra i principali, nuovi, elementi di valutazione sono emersi i rapporti intercorsi nel tempo tra Siclari e gli esponenti di spicco della ‘ndrangheta della montagna (con particolare riferimento alle cosche ‘Serraino’ ed ‘Alvaro’), i rapporti tra Siclari e la cosca ‘Libri’ (come precisati dal collaboratore Giovanni Riggio), nonché il pieno inserimento dello stesso nell’ambito della componente riservata della ‘ndrangheta (come emerso dalle indagini condotte nell’ambito dei procedimenti ”Mammasantissima” e ”Fata Morgana”). Successivamente la Dia ha condotto ulteriori accertamenti che hanno consentito alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di emettere un nuovo provvedimento di sequestro nei confronti di Siclari. Oggetto del sequestro sono 87 immobili, tra appartamenti, ville, locali commerciali e terreni, e numerosi rapporti finanziari tra cui conti correnti, fondi comuni d’investimento e depositi titoli.
Calabria
‘Ndrangheta, sequestrati beni per 142 milioni a imprenditore
Pietro Siclari avrebbe avuto rapporti con cosche Libri, Alvaro e Barbaro di Platì
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Pietro Siclari avrebbe avuto rapporti con cosche Libri, Alvaro e Barbaro di Platì