“Come area culturale ecologista del Partito Democratico abbiamo sostenuto il governo Renzi e il nostro lavoro in parlamento è stato determinante per l’approvazione di importanti leggi per la tutela dell’ambiente quali: l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale, la riforma delle agenzie ambientali e la prima legge nazionale sull’economia verde. Non siamo stati sempre d’accordo con alcune scelte fatte dall’esecutivo, ad esempio quella che ci ha portato al disastroso referendum sulle “trivelle”, ma lavoreremo sicuramente con l’attuale governo Gentiloni per la predisposizione della nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Quello che auspichiamo è che in questo momento di grande difficoltà non si demolisca un progetto che deve guardare al futuro”. Ad affermarlo è il presidente degli ecologisti democratici, Alessandro Bratti. “Siamo fermamente convinti – continua Bratti – che solo un grande Partito progressista possa portare avanti e rendere concrete politiche ambientali che sempre più oggi rappresentano politiche economiche e di sviluppo. Distruggere oggi, attraverso una scissione, l’unico soggetto politico in Italia che rappresenta la cultura ambientalista riformista sarebbe una scelta senza senso e ingiustificabile. La sfida con le altre forze politiche, come il M5s, va fatta sui contenuti e non rincorrendo facili slogan o polemiche populiste.”

“II Congresso ed il percorso che lo accompagnerà –conclude Bratti – deve trasformarsi in un’occasione per confrontarci sui bisogni del Paese e, per quel che ci riguarda, mettere al centro dell’azione politica del Pd l’ambiente, la legalità e la lotta ai cambiamenti climatici. “E’ giunto il momento di abbandonare le tifoserie, comprensibili allo stadio ma deleterie in politica, per aprire un confronto serio, magari aspro, sulle cose da fare e su come realizzarle al fine di contrastare una cultura populista, individualista che rischia di far prevalere anche in campo ambientale una concezione conservatrice e “haideriana” dell’ambiente.”