“Quando si parla di populismo bisogna distinguere tra chi grossolanamente specula sul malessere e chi indica soluzioni capaci di creare più posti di lavoro, di aggiornare il modello del welfare, di dare protezione sociale e sicurezza ai cittadini. Se non vuole alimentare le forme più rozze del populismo, la politica deve affrontare i problemi nuovi con metodi nuovi. Se Bruxelles continua a intralciare la vita dei cittadini con regole assurde, e a soffocare le imprese con una burocrazia asfissiante, è chiaro che di un`Unione così si può, anzi si deve fare a meno. Basta dire che fino al 2020 l`intera Europa ha pianificato di destinare alla sicurezza la cifra irrisoria di 2 miliardi e mezzo l`anno, meno di quanto noi da soli spendiamo per l`emergenza sbarchi. Non siamo d’accordo con la Le Pen, perché l’Italia potrebbe trovarsi più isolata di fronte alle crisi globali. Piuttosto si tratta di costringere l`Europa a occuparsi di tutto quanto non sta facendo. Servono nuovi Trattati e ci vogliono nuove leadership, statisti in grado di negoziare nelle sedi opportune. Come Berlusconi nel 2005, quando riuscì a introdurre una flessibilità per i tempi di crisi. Non come Renzi che nei vertici Ue stava allineato e coperto, salvo alzare la voce nelle conferenze stampa successive per strappare qualche voto in più. Oppure usava quella stessa flessibilità per distribuire mance come gli 80 euro. E` così che si alimenta il populismo, quello peggiore.” Cosi Mara Carfagna, parlamentare di Forza Italia in un’intervista a La Stampa