“Al Bingo è stato sempre riservato un trattamento di serie B. Lo Stato ora incassa da ciascuna sala 5.000 euro al mese, e probabilmente gli sta bene così, ma a noi crea molti problemi”. Lo sottolinea al VELINO Renato Calcara, presidente di Anib, Associazione nazionale italiana bingo. Da quando nel 2014 il Tar ha sospeso il rinnovo delle concessioni per anomalie nel testo del bando, le sale bingo hanno continuato a lavorare, ma pagando mensilmente una quota in prima battuta di 2.800 euro e ora di 5.000 ciascuna. Cifra che proiettata sui 9 anni arriva a 540 mila euro, un conto ben più salato rispetto alla base d’asta della gara sospesa che era di 350 mila euro. Non solo, a causa di questo stallo, spiega Calcara “tanti non possono trasferire la concessione. Almeno ci si dovrebbe dare la possibilità di spostare le sale in luoghi che riteniamo più idonei”.

Il presidente Anib continua: “Il bando per il rinnovo delle concessioni si deve sbloccare, non è possibile continuare così. Governo ed Enti locali si mettano finalmente d’accordo e si trovi una soluzione, quantomeno per le sale già esistenti”. Quest’ultime – secondo Calcara – già ora rispondono ai criteri stringenti individuati in seno alla Conferenza Unificata per le sale di classe A, dunque possono continuare a operare in deroga ai regolamenti comunali. “Le sale bingo possono stare anche accanto a una chiesa. Non si vede nulla, è garantita la massima sicurezza, sono video sorvegliate, c’è selezione all’ingresso e non c’è modo che entrino i minori. Le distanze a chi servono? A chi ostenta e pubblicizza le macchinette”. Stante il fatto che lo Stato sta incassando più di quanto aveva preventivato dal bingo Calcara ribadisce la sua richiesta: “Ci diano almeno la possibilità di trasferire le sale. Ci sono 15 mila famiglie che vivono su questo settore. La situazione è allarmante. Chiediamo solo di poter sopravvivere”.